MagoAfono ha scritto:Ahaha! Plethom è tornato! Più ispirato che mai! Saluti a lei maestro... :AAA
Si delinea una gestell o struttura o impianto dell'opera sul sentiero di una analitica dell'esserci o dasein-analytik assentemente presente in kant, per interpretare l'analitica della bellezza e l'analitica del sublime. Si approderà infine ad una ontologia del sublime o sublyme quale bellezza-sublime plotiniana o sublime-bellezza heideggeriana già compresenti nella prima ermeneutica del sublime longiniana o burkeiana. Si offrirà preliminarmente una panoramica delle contemplanze del sublime nella classicità quale sublime della mathesis o pitagorico o platonico eventuato già da anassimandro sia nell'apeiron sia nell'archè, quale sublime dei quanta infiniti o del senza-fine e del senza-limiti: presente nell'analitica kantiana quale sublime matematico o gegenstand sublime, ovvero quale entità sublime in trascendenza, presente solo nell'immaginazione della purezza sublime quale eccelsa e nobile magnanimità o magnitudine kolossale , sempre al di là del sensibile e del percepibile quasi fosse l'alterezza proustiana. L'apeiron dei quanta però non è mai irreversibile: c'è sempre un senza fine infinitesimo o una abissalità senza fondale ove si autoeventui il sublime quale klinamen o ab-scissa dell'archè o dell'evento o della singolarità o ereignis. A quella visione quantica si aggiunse nel corso del tempo una dinamica del sublime interpretata dal pensiero della dynamis aristotelica, quale coercizione kategorica del panta-rei eraklitiano: qui la purezza è katarsi e la sua fenomenologia suscita quel sentimento o quella tensione o quella intermittenza che tanta fortuna avrà nel pensierò di Burke e di Kant, tanto da eventuare il fenomeno del sublime o il noumeno del sublime, ovvero il sublime fenomenico e il sublime noumenico. Ma nessuno si è ancora chiesto del perchè esista una musa della bellezza e non ci sia una musa del sublime. Forse il pensiero di Plotino ci viene in soccorso per delineare nel mito di Kalypso la disvelatezza del mito del sublime, quale bellezza in estasy instabile, fluttuante, in contrastanza delirante assentemente presente o che si sveli solo nell'infinito o nel senza-fine o nell'abisso del senza-entità dell'etere o che aleggi sempre entousiasta , nell'eventuarsi sempre ab-scissa dell'essere-sublyme in mitica alterezza quale bellezza-sublime o sublime-bellezza. Le interpretazioni dell'estetica kantiana presenti nelle lezioni e nella poetica narrativa g.... quell'eventuarsi dell'abissalità gettano nel pensiero della mondità. Quel che seguirà è intriso di quella pregnanza e salienza.
Il sublime dilata il cuore e mantiene l'attenzione immobile e tesa. È stancante. Il bello scioglie l'anima : già negli anni sessanta precritici kant percepisce una differenza fenomenica o una incongruenza spaziale nell'estetica , presente nell'epigenesi longiniana del sublime ma non ancora una differenza noumenica nella bellezza o nel sublime. Qui il sentimento sublime consiste in una vibrazione o alternazione rapida dei sentimenti o alterità o alterezza dell'esserci.
Il dinamicamente sublime è simile alla potenza osservata in natura irresistibile e terribile, ma se si è al sicuro, si rimane disinteressati e perciò non c'è più un oggetto o gegenstand che incuta la paura. Dio è terribile ma l'uomo retto non ha paura. Anzi solo il dio del sublime ci può salvare o solo il sublime salverà il mondo. Quella è la differenza: il sublime è il coraggio etico dell'anima e consente di scoprire un'abilità di resistere e comprendere ma solo perchè c'è l'alterezza dell'esserci. Kant pensa alla natura sublime perché eleva, innalza l'immaginazione all'esposizione eccelsa, là ove la mente può essere l'unica facoltà capace di comprendere o sentire la sublimità, anche al di sopra della stessa natura, quale sublimità appartenente alla libertà estetica dell'alterezza. Tale libertà è al di fuori dell'ordine naturale, ed è il centro della teoria etica di Kant: interagenza intima tra il sublime o il dinamicamente sublime e la sua teoria etica. C'è un fattore empirico per il sublime: la mente deve essere ricettiva alle idee razionali, ma può accadere solamente in una cultura che già capisce l'etica come una funzione della libertà o, più generalmente, negli esseri animati c'è già una dimensione che trascenda la natura. Il sublime è possibile solo per chi possieda tale cultura etica . Quindi, il sublime è sussunto in contingenza empirica. Kant pensa: siamo giustificati nel richiedere ad ognuno le condizioni trascendentali per la cultura etica ? Così per il sublime, perché queste condizioni sono , come nell'analitica della bellezza , le stesse sia per il pensiero teoretico sia per il pratico in generale. La sublimità, la sublime etica kantiana, il dinamicamente sublime è sempre in relatività o in reciprocità kategorica o in interagenza con la libertà. E' la problematica kantiana della differenza kategorica tra il matematico e il dinamicamente sublime, o della differenza analitica tra la bellezza e il sublime: entrambi presuppongono un giudizio di riflessione: quindi l'inclinazione o il klinamen di ben-essere e sensibilità, come quella del piacevole; il ben-essere è pensato ed esperito nella purezza della vivenza o dell'immaginazione: entrambi i giudizi annunciano la realizzazione del requisito dell'analitica e non soltanto la sensibilità del desiderio; l'analitica della bellezza della natura interessa infatti la forma dell'ente, che esiste che c'è, che si dà quale esserci o dasein-analytik ; il sublime invece si trova di fronte un gegenstand, sempre non-ente o ente infinito o entità abissale senza-fine, senza fondo, un ni-ente, un nulla o un essere che ci viene in-contro quale ente informale, l'infinità, o completezza kategorica della monade o dell'arkè o della singolarità infinitesima nel suo subliminare ed infinitamente irreversibile nell'apeiron, nell'essere sempre senza fine e senza un fine o un telos: è in interagenza la piacevolezza del ben-essere con la qualità, o la quantità kolossale e magnanima e perciò alta e nobile quale eccellenza dell'etica o quale alterezza. Nell'analitica della bellezza c'è la seducenza quale attrazione fenomenologica, senza la presenza di un'immaginazione; la sensibilità del sublime invece è presente immediatamente quale compresenza di immaginazione pensante o immediatamente come emozione dell'immaginazione dell' esserci o del non ente, niente, nulla o sacra superentità divina, incongruente e incompatibile con le attrazioni e con la seducenza, anzi prossima al timore e all'angoscia; la mente lì è costretta non soltanto alla presenza stabile dall'ente, ma è spinta anche fuori , tanto da non afferrare o percepire la completezza kategorica dell'arkè quale singolarità e dell'apeiron e, per-ciò , impossibilitata nel contenere il ben-essere o un desiderio solo positivo , ed allora si evidenzia anche il senso, contrastante, di ammirazione o tensione o attenzione, quale desideranza anche negativa o non desideranza o dispiacere o timore o tremore o paura ed angoscia. La differenza più importante e più interna tuttavia , sempre fenomenica o kategorica , è quella dell'analitica del sublime o della bellezza dell'esserci o dasein-analytik : qui il sublime Kant lo pensa quale
sensibilità che si esprime nella sensibilità estetica che non desidera essere ridotta e la corrispondenza con un'idea che non si può sacrificare nell'apparenza. Quindi, comunque rigorosamente richiede un'espressione etica, l'occhio richiede la bellezza come se ci fosse insistenza dello stesso oggetto, l'etica richiede un'armonia completa fra il principio e l'inclinazione, perché tutta la tensione o l'attenzione si impegna, giacchè si sente che l'eticità non sia ancora in completezza, la virtù non ancora perfezionata. La auto-padronanza che è espressa nella dignità .
Trovare il sublime nella bellezza è la bellezza filosofica. Quale analisi di Aristotele della tragedia nella Poetica, specificamente la sua identificazione delle salienze o pregnanze della tragedia; come nell'esperienza di paura e compassione conducenti ad una catarsi delle emozioni. Aristotele appare poco chiaro circa quel che accada nella catarsi. Kant pensa un possibile chiarimento.
C'è bellezza e c'è la bellezza-sublime o plotiniana: rappresentano due poli in un continuo: un polo è la bellezza che è associata con un senso della leggerezza ed ordine equilibrato. Ha una qualità debolmente decorativa . Nell'altro estremo c'è la forma molto più ob-scura di bellezza-sublime che si associa con la profondità e la verità. Questa seconda bellezza è il sublime. La differenza tra questi due estremi, o meglio la differenza tra due spazi topologici che si incontrano come in un nastro di Mobius, svela l' analitica della bellezza dell'esserci: se un fiore, un tramonto, un poema, un dipinto, o un brano musicale: qualsiasi cosa che possieda bellezza del primo genere può essere visto anche come bellezza del secondo genere, se l'attenzione dell'osservatore è diretta e adeguata alla fenomenologia ermeneutica. Il differenziale nel continuo è costituito dalla consapevolezza dell'analitica fenomenologica del sublime nella bellezza o della bellezza nel sublime.
La fenomenologia ermeneutica della bellezza è ontologicamente connesso con la profondità e la verità, l'abisso e la svelatezza, non è una forma di bellezza che si adegui nelle categorie di Kant della bellezza ed il sublime. L'analitica di quei sublimi eventua una concezione più complessa della bellezza che Kant stesso mai teorizzò . L'analitica del l'estetica del sublime emerge così come una più complessa ermeneutica della bellezza, quale bellezza filosofica o trascendenza della bellezza o sublime bellezza. Quella re-interpretanza dell'analisi di Kant della bellezza connessa con alcuni dei commenti di Aristotele sulla tragedia possono delineare l'emergere di un nuovo paradigma givoniano.
Nell'Analitica del Giudizio Kant distingue il sublime dalla bellezza sempre fenomenica: è bella , kategoria della comprensione che organizza il sensibile molteplice nelle strutture usabili del mondo , la forma intenzionale. Nel caso della bellezza, identifichiamo lo stesso modello in un oggetto, riconosciamo ed apprezziamo un principio di organizzazione, è probabile che si dica anche, di pensiero, nell'oggetto ma l'oggetto stesso non ha utilità. Qualcosa è bella, come opposto ad utile, precisamente perché ha certe caratteristiche che possiamo identificare con utilità, ma l'oggetto stesso è inutile. È a causa di quello che la posizione riguardo al bel oggetto è disinteressata severamente, mentre il suo aspetto dà piacere. Un fiore è bello perché possiamo riconoscere la sua organizzazione, la sua simmetria i suoi colori come caratteristiche utili in una cosa , ma la cosa stessa è essenzialmente inutile , e così si pensa la bellezza senza scopo.
Il sublime, in contrasto, secondo Kant è un principio di disturbo. È il fenomeno della comprensione che incontra qualche entità che non può organizzare o contenere. Non può determinare un principio di organizzazione che delimiti la cosa, perché non può determinare limiti alla entità quale ob-getto sublime. Non può determinare limiti alla cosa perché la cosa, quale gegenstand, sfida i poteri di presenza dell'immaginazione. È sempre oltre i poteri dell'immaginazione per presentarsi in forma assennata alla comprensione, ed è sempre oltre i poteri della comprensione per avere senso solo al di fuori quale niente, non-ente, il nulla abissale. Ambedue le facoltà di comprensione sembrano non riuscire nel confronto col sublime. Il sublime, perciò rappresenta disorganizzazione. Quella disorganizzazione non è solo una disorganizzazione arbitraria esterna, ma un gegenstand che suggerisce una disorganizzazione interna, sistematica, perché è dalla inabilità di organizzare quella cosa che il senso di disorganizzazione sorge, minaccia la concezione di come organizzare le cose del sublime. È qualche entità che spaventa.
Kant identifica la bellezza con una qualità, mentre il sublime si identifica con una quantità, ma quella quantità è illimitata, i quanta sono infiniti e abissalmente infinitesimi. Dove la bellezza calma, il sublime disgrega, dis-turba, è, Kant pensa, però pre-adattabile al giudizio e così costituisce in se stesso un ob-getto della soddisfazione: ma il sublime è anche il contrario: sembra violare il giudizio, essere dis-adatto alla facoltà di presenza. Kant pensa il sublime quale violenza all'immaginazione.
Il piacere del sublime è un piacere negativo. È un piacere indiretto che non viene dal sublime stesso, ma dal sollievo che si sente quando si comprende che quel dis-turbo esterno non minaccia più il nostro equilibrio o ordine interno realmente; quando riconosciamo nel pericolo e nella paura, nel timore e nel terrore del tragico un senso alternativo, identificabile nella ragione o razionalità o kategorica ermeneutica indipendenti e quindi salvifiche da tutte le minacce mondane, da tutte le possibili tragedie, da tutte le angosce . Il sentimento della inadeguatezza per aggiungere ad un'idea che è una legge il confronto con l'impensabile nei richiami sublimi , inadeguatezza e coercizione per far si che ci si possa adeguare all'idea della legge morale: il sublime costringe l'esserci alla ricerca di un scopo alternativo da quello che è suscettibile di pericoli per la salvezza del mondo, vale a dire essere nell'etica. Il piacere che si prova dal riconoscimento della nostra sicurezza essenziale riguardo alla cosa minacciosa. Kant pensa il piacere del sublime come qualche genere della gioia, piacere che sorge dalla cessazione di un disagio , quale varietà o stato della gioia.
Kant analizza il sublime quasi fosse una utopia distopia: dobbiamo cercare una terra esterna per il bello di natura, ma la cerchiamo soltanto per il sublime e nell' atteggiamento di pensiero che presenta la sublimità nella rappresentazione di natura, la bellezza ci disvela gli spazi esterni, il sublime è un movimento, una isteresi eristika interna, un'esperienza estetica della vivenza, quale erlebniz sublime. Kant sussume il sublime alla bellezza, perché l'esperienza della bellezza è espansiva, di natura, il sublime si disvela quale cuspide nell' interno, un fenomeno inerentemente meno interessante: l'esperienza del sublime conduce internamente e seduce ad una particolare forma di riflessione, con la quale è connessa il più puro progetto filosofico di conoscenza di sé.
Per Kant né l'arte né la natura, nel positivo, senso intenzionale, sono sublimi, né generi di cose, da fiori a tramonti poemi a melodie, possano essere sentimento del sublime. Kant pensa il sublime d'importanza secondaria come un'esperienza estetica, per essere coniugato con la bellezza.
C'è comunque, una relazione tra la bellezza ed il sublime quel che Kant non pensa ma comunque disvela nella sua analisi dei due concetti estetici della sua fenomenologia. Se la descrizione di Kant della bellezza è, che è senza scopo, si può stabilire un collegamento interagente tra la bellezza ed il sublime. La caratteristica distinta della bellezza, per Kant è la qualità . Ma l'intenzionalità della bellezza è senza scopo. Se la qualità della bellezza è interiore, l'essenza della bellezza deve essere senza scopo. La bellezza divide, si dà differeziale dalla mondità e dalla mondanità, ma quello che distingue la bellezza è la sua qualità senza uno scopo, quello che conferisce alla bellezza la sua essenza, sebbene quella sia necessaria, è l'esserci , l'essere nel tempo, l'essere nel mondo ma come un gegestand senza uno scopo.
Se una cosa è senza un scopo realmente, poi è veramente indeterminata . Un oggetto della bellezza , avrà la qualità , ma la riflessione lo mostrerà per essere realmente senza telos, quale bellezza in negativo: piacevole e nel contempo dispiacevole: sublime-bellezza o bellezza-sublime, quasi ci fosse il chiasma plotiniano: dal sublime alla bellezza, è un confronto che la mente non può organizzare o contenere o avere senso . La mente, l' immaginazione estende, ma non può determinare i confini. La sua propria integrità è minacciata, si è minacciati, l'esserci è in pericolo, ma dove c'è il pericolo lì c'è la salvezza. Sarà un sentimento di chiusura, molto vero ma invisibile e pericoloso. Quando la mente funziona contro questo pericolo, indietreggia, quando la ragione è impegnata, il sentimento è sollievo, cessazione della minaccia. Il sentimento successivo è il sentimento della gioia. È l'esperienza del sublime nella bellezza:in grazia della bellezza senza e con il sublime. Essere entusiasmati dalla luce e dal colore, l'armonia e le proporzioni in un dipinto , sperimentare il suo ordine è una buona esperienza, l'erlebniz della bellezza-sublime plotiniana quale sublime dell'entousiasmo e della deliranza . Alcuni pittori e poeti, suscitano l'esperienza del sublime dal di fuori dell'esperienza della bellezza: si può sperimentare il sublime, specialmente nelle forme in natura, nella contemplanza di cascate potenti e pietre sporgenti o cuspidi elevate.
È quando l'esperienza estetica è un modello di riflessione che inizi con un senso di ordine e l'armonia, ma diviene qualche genere di ricerca per un contesto significativo di ordine e armonia che la contemplazione delle bellezza si dà, si getta verso un'esperienza del sublime. La ricerca svela una ricerca per sé, per il proprio luogo, per l'esserci. Quella diviene una ricerca filosofica o di ermeneutica fenomenologica nell'esperienza del sublime; soltanto dopo quella interpretanza che l'esperienza estetica si svela in filosofica. È una ermeneutica filosofica perché la fine è più semplicemente delizia, qualche cosa come la verità, la verità dell'esserci ed il mondo o la mondità o la Xhorà quale luogo topologico nell'universo: la bellezza-sublime seduce l'esserci, il dasein e conduce verso una ricerca infinita e abissale . Il confronto col sublime nella bellezza o nel chiasma della bellezza-sublime è dirompente, ma liberante. Quello che disgrega, decostruisce è il compiacimento delle disposizioni, ma ci libera, libera l'esserci verso una sensibilità nuova della vivenza, erlebniz della sublime-bellezza, eccelsa libertà quale entousiasmante nobiltà o alterezza: aspetti di paura e gioia, di disgregazione e liberazione , di terrore ed entusiasmo, di angoscia e delirio classiche del misticismo sacro e mitico che possano essere costituenti dell'analisi di Kant del bello ed il sublime e connessi con le nozioni di Aristotele di paura e compassione in tragedia, e della fine della tragedia come catarsi, quale unico telos della bellezza sublime: c'è solo una referenza passeggera alla catarsi Poetica di Aristotele? Appare in un passaggio sulla tragedia.
Una tragedia, è un'imitazione di un'azione che sia terribile ma anche, con una magnitudine, completa in se stessa; con accessori piacevoli, con incidenti che risvegliano la pietà e timore con cui portare a termine la catarsi di quelle emozioni: definizione della natura della tragedia di Aristotele che ha molti collegamenti con la bellezza filosofica, dall'analisi di Kant della purezza del sublime e della bellezza.
Aristotele specifica come il protagonista della tragedia né deve essere troppo buono né troppo cattivo, ma piuttosto risvegliare il meson la corretta mescolanza di paura e pietà: nello sperimentare una tragedia, si sente paura perché ci si vede nel luogo del protagonista, e si sente la pietà della sfortuna quale quella della persona o dell'eroe che soffre o soccombe; si vede qualche cosa di se stessi nel protagonista, è il medesimo nostro esserci. L'identificazione col protagonista è un meson di paura e pietà e dà luogo o eventua l'ab-scissa della katarsi. Aristotele non è chiaro, ma un'analisi del Kant-sublime può far luce sul fenomeno o sull'ermeneutica estetica.
Nell'analisi di Kant del sublime c'è una imitatio, sia pure più complessa, accade si dà il reflex il riflesso speculare e supersimmetrico del chiasma plotiniano della sublime-bellezza-sublime, quella è un rispecchiamento che dà luogo ad una transizione simile o ad una transcendenza: dalla pietà e timore o terrore o orrore o angoscia o paura o orrore per disvelarsi una libera e gioiosa deliranza estatika. Nella esperienza della bellezza-sublime, per Kant, il dinamico o la dynamis in natura è una proiezione del senso interno dell'esserci. La riflessione del pensiero prioritario o della purezza in relatività con la physis o natura fa sembrare bella e dà un senso o un telos alla natura: similmente, quando si incontra la natura insondabile o noumenica nel pensiero, la natura, come dynamis, che si vede e riflette in quel fenomeno nel contempo la si teme tanto da poetizzarla in matrigna o causa dell'infelicità esistenziale: lì ove c'è la bellezza c'è anche il pericolo per la salvezza della destinanza del dasein.
La natura che si incontra nel sublime è una natura diversa da quella che si incontra nella bellezza. È natura, non come le piccole cose circa le quali si è solleciti, è la natura verso cui lo scopo è imperativo ipotetico. L'identificazione con questa natura ci mette al confronto con l' inadeguatezza, per Kant, l'identificazione con la natura illimitata è causa di ansia estrema, l'angoscia, il timore e compassione e con-doglianza. Ma è intenzionale perché l'interagenza o il contrasto o l'isteresi ci costringe a cercare un senso diverso dal solito o insolita interpretanza dell'usuale proprio scopo semplicemente suscettibile e presente dall'immaginazione, quello che soggiorna alla giornata, in ricerca delle soddisfazioni quotidiane, le piccole cose circa le quali si è solleciti. La ragione identifica, un più grande evento al quale appartengono le nostre vite, la vivenza, l'erlebniz, il dasein, da allora quel pericolo molto verosimile da ultima inadeguatezza o insoddisfazione delle desideranze , non è più un pericolo grande di fronte all'eventuarsi della vivenza o dasein che, per Kant, è essere nell'etica. Quella realizzazione conduce ad una libertà autentica che si disveli nella katarsi, nell'essere abitati dall'entusiasmo divino o dalla transcendenza eccelsa aldilà dell'ansia con un senso conseguente di gioia e di autentica libertà......
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ontologia della physis, matesis, poiesis, katastrophè, ontopoiesis della spazio-temporalità immaginaria......