transtemporalità

La sezione che non può mancare in ogni forum che si rispetti. La musica è tutto per noi, ma a volte capita che parliamo d'altro. In questa sezione potete parlare di tutto ciò non abbia attinenza con la musica...

Re: sublime

Messaggiodi Guit'EmAll

Per tornare in topic, mi hanno fatto notare ( :-) :-) :-) -----> ç°§ ) che per la mia folta criniera io uso

lo Shampoo Elvive Ricci SUBLIMI;

il Balsamo Elvive Ricci SUBLIMI;

la Maschera Idratazione Intensiva Elvive Ricci SUBLIMI.


Ma dimmi te icche mi tocca fare per fa il FIGO! $_° $_° $_° $_° $_°


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Guit'EmAll
 
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Re: sublime

Messaggiodi Little John

Certo che io non c'e la farei proprio a scrivere un mare di ... come fa plethom...veramente complimenti 8_)


Little John
 
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Re: sublime

Messaggiodi plethom

:YYY mah....esiste anche una band...sublyme.................sublime. La differenza ontologica si immagina quando si è colpiti fortemente con qualunque entità misteriosa che minacci la distruzione esistenziale: non si può accettare e così la transcendenza sublime non genera inizialmente alcun semplice godimento o alcun vero piacere, ma la finalità ed il telos e alla fine la nike, la vittoria eventuano la percezione sublime della angoscia autentica, quale preludio di un piacere nel dispiacere, o meglio di una infinità dinamica qualitativa nella passione per l'indifferenza alla paura, al terrorre, alla follia: è l'apeiron nell'arkè, la sublyme disvelatezza dell'essere nella morte sublime inaudita ed indicibile, impensabile ed inimmaginabile. D'altra parte la nike quale compassione infinita è sempre un grande scopo, è l' essere animati dalla ricerca delle intraprese di libertà la più grande degli incentivi e perciò quelli sorgenti dall'alterezza del piacere nobile, magnanimo o molto alto o cuspidale o vertiginoso o pro-fondo o abissale, senza fondo, senza alcuno scopo, al di là del pensabile: inaudito, insondabile, inedito, indecidibile, indicibile: si dà nell'ossimora contrastanza dell'eristica, da nessuno disegnato o progettato prima o gettato quale gettatezza dell'essere per la morte sublyme: essere l'apeiron ontodynamica qualitativa dell'archè quale situazione emotiva, in moto infinito, al di là del piacere o del dispiacere dell'anima o del corpo animato, nella transpurezza dell'autenticità: assenza presente del piacere del dolore, o compassione del dolore piacevole o dispiacere considerevole del disdolore. La differenza dell' essere extraordinaria del sublyme, mai guidata dalla ragione nel tempo, o del tempo, o del contempo, o dalle occasioni ma sempre al di là del tempo, o dell'ordinario tempo e quindi sempre in transcendenza, in transestasi aldilà delle paure e dei timori e degli orrori e dei semplici piaceri ordinari ed ordinabili, o ortogognali, o ortodossi in maniera da appagare le transvertigini, le sommità e gli abissi, le transcuspidi iperboliche e transellittiche, paraboliche e metaboliche ab-scisse, a-syn-totiche, transeccelse, transeccedenti, sublimi. Se qualcun dolore fosse sorto dalla mancanza di qualche soddisfazione, o ragione, quale angoscia per il nulla o in niente o il non-ente che si dia in contrastanza la paura o la vertigine dinnanzi al baratro o all'abisso sublime troverebbe nelle grandi difficoltà lo spettacolo dell'essere per la morte, dell'essere nell'autenticità dell'esserci nobile, in transalterità o in transalterezza quale essere-sublime-nel-mondo-abissale o in decostruzione o in autodynamica dissipazione o dissoluzione irreversibile o in instabile apokatastasi dell'apokalisse, senza fine e perciò nella più autentica transkatarsi del klynamen sublime: non è improbabile che quella sensazione di mancanza sia molto fastidiosa, perché alla fine si pensa si sia perso il senso e il senno per sempre, quasi non si possa più intravedere il sentiero del ritorno dall'abisso o dall'odissea del tragico, o che non ci sia alcuna musa Kalypso o mito al termine, al limite, lì nella radura sublyme in attesa del naufragio ed in prossimità dell'abitare poeticamente l'evento, quale sublyme-bellezza dell'essere-eroe o dell'essere-nel-mito o dell'essere-per-la-nike. L'epigenesi del sublime è l'infinità, o il transfinito o l'infinito dinamico qualitativo. L'infinità ha una tendenza a riempire la mente con quel genere di orrore delizioso che è l'effetto più autentico della disvelatezza del sublime: il gegenstand che possa divenire ob-getto dei sensi è nella natura infinito. Ma all'occhio che non è capace di percepire i confini, possano sembrare essere infiniti, e produrre gli stessi effetti come se lo fossero veramente, si è ingannati nel piacere, se le parti di un grande oggetto sono continue quasi indefinite, tanto che l'immaginazione non incontri nessun limite o confine o controllo che ne possano delimitare l'estendibilità. Dopo avere girato come una trottola da fanciulli e poi immediatente ci si distenda con gli occhi chiusi, gli oggetti sembrano girare girare intorno e così il mondo. Dopo una successione lunga di rumori, come la caduta delle acque , nell'immaginazione la transonanza debole continua, anche quando il transfenomeno sia finito o terminato. I sensi, colpiti fortemente in maniera dirompente entrano in transonanza o in sinestesia aldilà dei transfenomeni o della razionalità, quale intuizione della transpurezza senza il gegenstand, giacchè non riescono a cambiare rapidamente il loro tenore, o non si adattano immediatamente alla contrastanza, continuano nella loro transonanza oltre la dinamica dei quanta: è la frenesia, ogni ripetizione la rinforza con nuova dinamica, quasi qualitativa o aldilà o in transcendenza della dinamica dei quanta infiniti o infinitesimi, non presuppongono senso, ma un logos di riflessione: quindi una sensibilità senza sensi, quella piacevole o dispiacevole quasi indifferentemente, o una transpurezza dell'immaginazione. La bellezza della natura interessa la forma dell'analityk-dasein esistente solo nella delimitazione; il sublime invece è l' essere informale, quale infinità dei transensi o della mente che sveli i transensi della transpurezza infinita, quale dynamis qualitativa: qualità infinita dei quanta o un'immaginazione di desideranza quale essere-sublyme dell'immaginazione: transdesideranza anche negativa. La differenza più importante tuttavia tra il sublime e la bellezza è : la bellezza della natura è una convenienza nella forma, per cui l'analitica sembra essere predeterminata o preformativa, la bellezza conduce alla conoscenza dell'argomento e si discopre nella vista, che eccita la sensibilità per l'immaginazione, ma soltanto se l'esserci vede immediatamente o tautologicamente o riempie la mente sintonizzata ad una sensibilità, stimolata per interessarsi alla convenienza. Non estende così la transvisione della natura, o la transpurezza della natura, cioè della dinamica , o della transpurezza transdinamica: è l'adattabilità che l'immaginazione attua in relatività con una più grande varietà e complessità, eidetica descrittiva o un’ossimorica fenomenica naturalizzata; distinzione della fenomenologia descrittiva da una geometria esatta, sussunte dalla fenomenologia come scienza eidetica, materiale, concreta e descrittiva, orientate verso l’analisi delle essenze morfologiche vaghe, ovvero quelle caratterizzanti ciò che si danno concretamente nell’intuizione immediata alle scienze esatte, dipendenti dalla geometria come scienza sì eidetica e materiale ma astratta ed esatta, classica per l’analisi di essenze geometriche.

La geometria più perfetta e la sua applicazione pratica più perfetta non possono in alcun modo aiutare lo scienziato che vuole descrivere la natura ad esprimere con dei concetti di geometria esatta quello che si esprime in maniera così semplice, così comprensibile, così pienamente appropriata, con parole come frastagliato, intagliato, dalla forma cuspidale; questi semplici concetti sono inesatti per essenza e non per caso; anche per questa ragione non sono matematici: le teorie matematiche sono essenze esatte in quanto assiomatizzabili, complete e categoriche, perciò la geometria euclidea non coglie le differenze eidetiche ultime, le discontinuità qualitative costitutive degli schemi sensibili, né tutte le forme spaziali che sono oggetto di possibili intuizioni singole, non le descrive, non le classifica, deriva al contrario ogni sua forma da assiomi. Così facendo si confondono costruzione di oggetti e deduzione di formule, i vissuti come essenze inesatte connessi nel flusso eracliteo della coscienza temporale e i vissuti o erlebniz eraklytiani che si convertono attraverso la correlazione noetico-noematica in leggi formalizzabili proprie dell’essenza, distinguendo così fenomenologia e geometria. Su questa si basano le altre incongruenze kantiane, quali: concepire la fisica come indirettamente evidente in quanto basata sulla presunzione della matematica di essere adeguata al reale;
disgiungere la manifestazione fenomenologica a priori dall’essere fisico formalizzato e per questo privo di senso;
conseguentemente, criticare l’obiettivismo della fisica, subordinando proprio l’obiettività fisica alla manifestazione fenomenologica. In sostanza, non si è saputa risolvere la problematica dell’origine della rappresentazione spaziale né quello di una geometria morfologica che conferisca un contenuto matematico preciso al sintetico a priori costitutivo del noema percettivo. Ulteriore impasse della teoria fenomenologica consisterebbe nell’aver concepito il ricorso, in alternativa alla geometrizzazione e alla descrizione concettuale, escluse per principio, al lessico morfologico della lingua naturale, ossia alle espressioni linguistiche, per descrivere le singolarità eidetiche inesatte appartenenti alla sfera descrittiva. In questo modo, la fenomenologia, che voleva essere una scienza eidetica del futuro post-matematico e post-fisico, non fa che regredire pesantemente verso una descrizione linguistica arcaica pre-matematica e pre-galileiana. Manca nel pensiero kantiano una geometria morfologica che colmi tale divario anche all’interno della tradizione fenomenologica o nell'apriori dei caratteri fondamentali della fenomenologia, quali le essenze, le ontologie regionali, il sintetico a priori, la riflessione, il flusso dei vissuti, i noemi; il sintetico a priori corrisponde essenzialmente a una tesi di modularità e d’incapsulamento degli oggetti: non è una proprietà inerente a certi enunciati ma una strategia di costituzione d’oggettività; oppure, riguardo al flusso temporale dei vissuti, le regole eidetiche che lo vincolano corrispondono a degli algoritmi, a dei programmi, a delle procedure, implementate nel processo materiale di cui i vissuti rappresentano la parte accessibile con la riflessione, anche se sapere come tali noesi producano i poli d’unità e d’identità oggettuale costitutivi dei noemi nucleari è un affascinante problema ancora totalmente aperto, si possono cogliere tanto delle somiglianze quanto delle differenze tra la fenomenologia e il computare: la correlazione tra atti mentali e noesi e tra strutture ideali di senso e noemi, la convergenza del solipsismo metodologico, e il rapporto che lega il noema e le modificazioni intenzionali inteso come anticipazione della teoria degli atteggiamenti proposizionali.
Differenza rilevante si può invece considerare il funzionalismo non sintattico ma concettuale,il carattere intenzionale delle rappresentazioni mentali è intrinseco e non epifenomenale: è possibile spiegare come effettivamente si possa completare, cioè naturalizzare, la fenomenologia. Le ultime teorie fisico-matematiche, si ha in mente la teoria delle catastrofi e delle biforcazioni, degli attrattori di sistemi dinamici non lineari, la teoria dei fenomeni critici e della rottura di simmetria, la teoria dell’auto-organizzazione e degli stati critici auto-organizzati, la termodinamica non lineare, sono in grado di spiegare come unità microscopiche possano organizzarsi in strutture emergenti macroscopiche, sulla base di fenomeni d’interazione collettivi coordinati o mesoscopici quasi fossero meson o creodi autodinamici. Per mezzo di esse è possibile traghettare le scienze naturali verso feno-scienze, scienze che elaborano aspetti qualitativi delle morfologie fenomenali. Questa macrofisica qualitativa dei sistemi complessi oltrepassa di gran lunga i limiti della geometria e della fisica concepite dal filosofo tedesco , che separa la fenomenologia estetica come analisi qualitativa della bellezza, essenziale, del percepire-costituendo il reale dalle scienze esatte e costituire un terzo-termine fenomenologico che sia un linguaggio qualitativo della percezione, che condizioni le strutture del linguaggio permettendo una descrizione qualitativa del percepito; e infine, che sia derivabile dai formalismi stessi dell’obiettività fisica, si possono modellizzare geometricamente le essenze morfologiche vaghe e schematizzare i loro a priori sintetici . I vissuti estetici possono essere perfettamente simulati e i loro correlati morfologici possono essere morfodinamicamente modellizzati, quale kategorie dinamiche qualitative post-kantiane del sublime, pur restando dati immediatamente nell’evidenza dell’intuizione d’essenza La bellezza è una qualità perciò della dynamis qualitativa, ma così anche il sublime si dà sia nelle kategorie quantitative sia nelle kategorie dinamiche qualitative e si dà con un senso di gioia e piacere in vista della grande finalità, sebbene non si possa percepire distintamente quello che c'è. Una grande profusione di cose che sono splendide o preziose in sè è magnifica. Il cielo stellato, sebbene accade alla vista molto frequentemente, non riesce ad eccitare un'idea di grandiosità. Il numero certamente è la causa, il contrario dell' idea di magnificenza. Inoltre, le stelle giacciono in confusione apparente, con impossibile occasioni di senso e di calcoli: ma se si dà un transfinito o una infinità o qualche genere di grandiosità che consiste in moltitudine c'è l'essere sublime: una transinfinità dell'infinità senza la magnificenza. C'è comunque un tranfinito veramente transeccelso: molte narrazioni poetiche e mitopoietiche che disvelino la sublimità nella ricchezza e profusione di immagini: è come la stella del mattino nel mezzo di una nube, e come la luna piena; come il sole che splende sul tempio di Kalypso, e come l'arcobaleno, luce generosa nelle brillanti nubi: come le rose nella primavera, come gigli dai fiumi e l'albero di incenso in estate; come fuoco in un vaso d' oro con pietre preziose; come alberi di cipresso fluttuanti in dissonanza con la transonanza della transvarietà delle nubi: è la sublime transonanza. Tutti i colori sono la luce fenomenica mentre il contrario, l'oscurità, è il sublime, ma senza una transfenomenicità nulla può essere sublime: il lampo è certamente sublime grandiosità grazie alla velocità estrema del suo moto, della sua dynamis. Una transizione rapida dalla luce all'oscurità, o dall'oscurità alla luce, è ancora più grande sublimità . Ma l'oscurità disvela sempre transidee sublimi della luce: nel descrivere l'aspetto della Divinità, di Kalypso quale musa del sublime con profusione di immagini magnifiche, tante da far dimenticare le oscurità che circondano gli esseri, la luce e gloria fluiscono alla presenza Divina; una luce che dal suo molto eccesso è convertita in una specie di oscurità. Luce estrema, che superando gli organi della vista oblitera tutti gli oggetti, così il suo effetto somiglia all'oscurità. Dopo aver osservato il sole, lo sguardo è oscurato da due macchie nere, l'impressione che lasciano sembrano danzare dentro gli occhi: può essere immaginata una contrastanza eristica, o nonostante la loro natura opposta una paradossale coincidenza nel produrre il sublime, gli extremi opposti operano ugualmente nel disvelarsi del sublime, quale notte più sublime e solenne del giorno. Una sublimità deve essere dedotta dalle origini ove si sveli il dolore, l'angoscia, il tormento e l'estasi sublime, attraversanti le cause del sublime con referenza in tutti i sensi, ma che l' emozione più forte è un'angoscia sublime, per niente piacevole, una priorità che può essere una bellezza-sublime molto impressionante, dismisure di eccellenza gettati in figure regolari, trasformanti figure matematiche, con esattezza e transimmetria, ma le idee matematiche non sono le vere misure della bellezza e del sublime in tale varietà infinita di luci, se si immagina la transcendenza della teoria Platonica di adeguatezza ed attitudine, l'archè dell'idea di adeguatezza: quella Perfezione è l'epigenesi costituente della bellezza. La bellezza in angoscia è la bellezza più toccante: è la bellezza-sublime in trascendenza o contrastanza eristica con l'archè classica quale apeiron nell'arkè, la transvarietà nella superficie che non è mai per il più piccolo spazio la stessa; il labirinto ingannevole attraverso il quale scivola storditamente l'occhio instabile, senza sapere dove riparare o dove è condotto. Non è questa una dimostrazione di quel cambio di superficie, continuo ed ancora appena percettibile che forma la bellezza? Ma l'idea di varianza o transvarianza...........
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ontologia della physis, matesis, poiesis, katastrophè, ontopoiesis della spazio-temporalità immaginaria......
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Re: sublime

Messaggiodi Guit'EmAll

plethom ha scritto::YYY mah....esiste anche una band...sublyme....


ESATTO!!! &;; &;; &;;

AH! AH! AH! Guarda, qui ti ho trovato anche le POWER TABS:


http://allpowertabs.com/search.html?terms=Sublime

Clicca su "Mirror 1" e poi su "Salva su disco".

Se non hai il "Power Tab Editor 1.7", puoi scaricarlo da questo sito:

http://www.download.com/Power-Tab-Edito ... 02034.html


:-) :-) :-)


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Re: sublime

Messaggiodi darionescu

La risposta è Polygen!


Consigli per l'acquisto della prima chitarra acustica ed elettroacustica
"Mai sulla terra un uomo ha ancora riso come lui!" [F.Nietzsche]
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Re: sublime

Messaggiodi Mauro80

Io conoscevo il polident...

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Re: sublime

Messaggiodi MagoAfono

Ahaha! Plethom è tornato! Più ispirato che mai! Saluti a lei maestro... :AAA


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Re: sublime

Messaggiodi plethom

MagoAfono ha scritto:Ahaha! Plethom è tornato! Più ispirato che mai! Saluti a lei maestro... :AAA
Si delinea una gestell o struttura o impianto dell'opera sul sentiero di una analitica dell'esserci o dasein-analytik assentemente presente in kant, per interpretare l'analitica della bellezza e l'analitica del sublime. Si approderà infine ad una ontologia del sublime o sublyme quale bellezza-sublime plotiniana o sublime-bellezza heideggeriana già compresenti nella prima ermeneutica del sublime longiniana o burkeiana. Si offrirà preliminarmente una panoramica delle contemplanze del sublime nella classicità quale sublime della mathesis o pitagorico o platonico eventuato già da anassimandro sia nell'apeiron sia nell'archè, quale sublime dei quanta infiniti o del senza-fine e del senza-limiti: presente nell'analitica kantiana quale sublime matematico o gegenstand sublime, ovvero quale entità sublime in trascendenza, presente solo nell'immaginazione della purezza sublime quale eccelsa e nobile magnanimità o magnitudine kolossale , sempre al di là del sensibile e del percepibile quasi fosse l'alterezza proustiana. L'apeiron dei quanta però non è mai irreversibile: c'è sempre un senza fine infinitesimo o una abissalità senza fondale ove si autoeventui il sublime quale klinamen o ab-scissa dell'archè o dell'evento o della singolarità o ereignis. A quella visione quantica si aggiunse nel corso del tempo una dinamica del sublime interpretata dal pensiero della dynamis aristotelica, quale coercizione kategorica del panta-rei eraklitiano: qui la purezza è katarsi e la sua fenomenologia suscita quel sentimento o quella tensione o quella intermittenza che tanta fortuna avrà nel pensierò di Burke e di Kant, tanto da eventuare il fenomeno del sublime o il noumeno del sublime, ovvero il sublime fenomenico e il sublime noumenico. Ma nessuno si è ancora chiesto del perchè esista una musa della bellezza e non ci sia una musa del sublime. Forse il pensiero di Plotino ci viene in soccorso per delineare nel mito di Kalypso la disvelatezza del mito del sublime, quale bellezza in estasy instabile, fluttuante, in contrastanza delirante assentemente presente o che si sveli solo nell'infinito o nel senza-fine o nell'abisso del senza-entità dell'etere o che aleggi sempre entousiasta , nell'eventuarsi sempre ab-scissa dell'essere-sublyme in mitica alterezza quale bellezza-sublime o sublime-bellezza. Le interpretazioni dell'estetica kantiana presenti nelle lezioni e nella poetica narrativa g.... quell'eventuarsi dell'abissalità gettano nel pensiero della mondità. Quel che seguirà è intriso di quella pregnanza e salienza.



Il sublime dilata il cuore e mantiene l'attenzione immobile e tesa. È stancante. Il bello scioglie l'anima : già negli anni sessanta precritici kant percepisce una differenza fenomenica o una incongruenza spaziale nell'estetica , presente nell'epigenesi longiniana del sublime ma non ancora una differenza noumenica nella bellezza o nel sublime. Qui il sentimento sublime consiste in una vibrazione o alternazione rapida dei sentimenti o alterità o alterezza dell'esserci.
Il dinamicamente sublime è simile alla potenza osservata in natura irresistibile e terribile, ma se si è al sicuro, si rimane disinteressati e perciò non c'è più un oggetto o gegenstand che incuta la paura. Dio è terribile ma l'uomo retto non ha paura. Anzi solo il dio del sublime ci può salvare o solo il sublime salverà il mondo. Quella è la differenza: il sublime è il coraggio etico dell'anima e consente di scoprire un'abilità di resistere e comprendere ma solo perchè c'è l'alterezza dell'esserci. Kant pensa alla natura sublime perché eleva, innalza l'immaginazione all'esposizione eccelsa, là ove la mente può essere l'unica facoltà capace di comprendere o sentire la sublimità, anche al di sopra della stessa natura, quale sublimità appartenente alla libertà estetica dell'alterezza. Tale libertà è al di fuori dell'ordine naturale, ed è il centro della teoria etica di Kant: interagenza intima tra il sublime o il dinamicamente sublime e la sua teoria etica. C'è un fattore empirico per il sublime: la mente deve essere ricettiva alle idee razionali, ma può accadere solamente in una cultura che già capisce l'etica come una funzione della libertà o, più generalmente, negli esseri animati c'è già una dimensione che trascenda la natura. Il sublime è possibile solo per chi possieda tale cultura etica . Quindi, il sublime è sussunto in contingenza empirica. Kant pensa: siamo giustificati nel richiedere ad ognuno le condizioni trascendentali per la cultura etica ? Così per il sublime, perché queste condizioni sono , come nell'analitica della bellezza , le stesse sia per il pensiero teoretico sia per il pratico in generale. La sublimità, la sublime etica kantiana, il dinamicamente sublime è sempre in relatività o in reciprocità kategorica o in interagenza con la libertà. E' la problematica kantiana della differenza kategorica tra il matematico e il dinamicamente sublime, o della differenza analitica tra la bellezza e il sublime: entrambi presuppongono un giudizio di riflessione: quindi l'inclinazione o il klinamen di ben-essere e sensibilità, come quella del piacevole; il ben-essere è pensato ed esperito nella purezza della vivenza o dell'immaginazione: entrambi i giudizi annunciano la realizzazione del requisito dell'analitica e non soltanto la sensibilità del desiderio; l'analitica della bellezza della natura interessa infatti la forma dell'ente, che esiste che c'è, che si dà quale esserci o dasein-analytik ; il sublime invece si trova di fronte un gegenstand, sempre non-ente o ente infinito o entità abissale senza-fine, senza fondo, un ni-ente, un nulla o un essere che ci viene in-contro quale ente informale, l'infinità, o completezza kategorica della monade o dell'arkè o della singolarità infinitesima nel suo subliminare ed infinitamente irreversibile nell'apeiron, nell'essere sempre senza fine e senza un fine o un telos: è in interagenza la piacevolezza del ben-essere con la qualità, o la quantità kolossale e magnanima e perciò alta e nobile quale eccellenza dell'etica o quale alterezza. Nell'analitica della bellezza c'è la seducenza quale attrazione fenomenologica, senza la presenza di un'immaginazione; la sensibilità del sublime invece è presente immediatamente quale compresenza di immaginazione pensante o immediatamente come emozione dell'immaginazione dell' esserci o del non ente, niente, nulla o sacra superentità divina, incongruente e incompatibile con le attrazioni e con la seducenza, anzi prossima al timore e all'angoscia; la mente lì è costretta non soltanto alla presenza stabile dall'ente, ma è spinta anche fuori , tanto da non afferrare o percepire la completezza kategorica dell'arkè quale singolarità e dell'apeiron e, per-ciò , impossibilitata nel contenere il ben-essere o un desiderio solo positivo , ed allora si evidenzia anche il senso, contrastante, di ammirazione o tensione o attenzione, quale desideranza anche negativa o non desideranza o dispiacere o timore o tremore o paura ed angoscia. La differenza più importante e più interna tuttavia , sempre fenomenica o kategorica , è quella dell'analitica del sublime o della bellezza dell'esserci o dasein-analytik : qui il sublime Kant lo pensa quale
sensibilità che si esprime nella sensibilità estetica che non desidera essere ridotta e la corrispondenza con un'idea che non si può sacrificare nell'apparenza. Quindi, comunque rigorosamente richiede un'espressione etica, l'occhio richiede la bellezza come se ci fosse insistenza dello stesso oggetto, l'etica richiede un'armonia completa fra il principio e l'inclinazione, perché tutta la tensione o l'attenzione si impegna, giacchè si sente che l'eticità non sia ancora in completezza, la virtù non ancora perfezionata. La auto-padronanza che è espressa nella dignità .
Trovare il sublime nella bellezza è la bellezza filosofica. Quale analisi di Aristotele della tragedia nella Poetica, specificamente la sua identificazione delle salienze o pregnanze della tragedia; come nell'esperienza di paura e compassione conducenti ad una catarsi delle emozioni. Aristotele appare poco chiaro circa quel che accada nella catarsi. Kant pensa un possibile chiarimento.




C'è bellezza e c'è la bellezza-sublime o plotiniana: rappresentano due poli in un continuo: un polo è la bellezza che è associata con un senso della leggerezza ed ordine equilibrato. Ha una qualità debolmente decorativa . Nell'altro estremo c'è la forma molto più ob-scura di bellezza-sublime che si associa con la profondità e la verità. Questa seconda bellezza è il sublime. La differenza tra questi due estremi, o meglio la differenza tra due spazi topologici che si incontrano come in un nastro di Mobius, svela l' analitica della bellezza dell'esserci: se un fiore, un tramonto, un poema, un dipinto, o un brano musicale: qualsiasi cosa che possieda bellezza del primo genere può essere visto anche come bellezza del secondo genere, se l'attenzione dell'osservatore è diretta e adeguata alla fenomenologia ermeneutica. Il differenziale nel continuo è costituito dalla consapevolezza dell'analitica fenomenologica del sublime nella bellezza o della bellezza nel sublime.

La fenomenologia ermeneutica della bellezza è ontologicamente connesso con la profondità e la verità, l'abisso e la svelatezza, non è una forma di bellezza che si adegui nelle categorie di Kant della bellezza ed il sublime. L'analitica di quei sublimi eventua una concezione più complessa della bellezza che Kant stesso mai teorizzò . L'analitica del l'estetica del sublime emerge così come una più complessa ermeneutica della bellezza, quale bellezza filosofica o trascendenza della bellezza o sublime bellezza. Quella re-interpretanza dell'analisi di Kant della bellezza connessa con alcuni dei commenti di Aristotele sulla tragedia possono delineare l'emergere di un nuovo paradigma givoniano.

Nell'Analitica del Giudizio Kant distingue il sublime dalla bellezza sempre fenomenica: è bella , kategoria della comprensione che organizza il sensibile molteplice nelle strutture usabili del mondo , la forma intenzionale. Nel caso della bellezza, identifichiamo lo stesso modello in un oggetto, riconosciamo ed apprezziamo un principio di organizzazione, è probabile che si dica anche, di pensiero, nell'oggetto ma l'oggetto stesso non ha utilità. Qualcosa è bella, come opposto ad utile, precisamente perché ha certe caratteristiche che possiamo identificare con utilità, ma l'oggetto stesso è inutile. È a causa di quello che la posizione riguardo al bel oggetto è disinteressata severamente, mentre il suo aspetto dà piacere. Un fiore è bello perché possiamo riconoscere la sua organizzazione, la sua simmetria i suoi colori come caratteristiche utili in una cosa , ma la cosa stessa è essenzialmente inutile , e così si pensa la bellezza senza scopo.

Il sublime, in contrasto, secondo Kant è un principio di disturbo. È il fenomeno della comprensione che incontra qualche entità che non può organizzare o contenere. Non può determinare un principio di organizzazione che delimiti la cosa, perché non può determinare limiti alla entità quale ob-getto sublime. Non può determinare limiti alla cosa perché la cosa, quale gegenstand, sfida i poteri di presenza dell'immaginazione. È sempre oltre i poteri dell'immaginazione per presentarsi in forma assennata alla comprensione, ed è sempre oltre i poteri della comprensione per avere senso solo al di fuori quale niente, non-ente, il nulla abissale. Ambedue le facoltà di comprensione sembrano non riuscire nel confronto col sublime. Il sublime, perciò rappresenta disorganizzazione. Quella disorganizzazione non è solo una disorganizzazione arbitraria esterna, ma un gegenstand che suggerisce una disorganizzazione interna, sistematica, perché è dalla inabilità di organizzare quella cosa che il senso di disorganizzazione sorge, minaccia la concezione di come organizzare le cose del sublime. È qualche entità che spaventa.

Kant identifica la bellezza con una qualità, mentre il sublime si identifica con una quantità, ma quella quantità è illimitata, i quanta sono infiniti e abissalmente infinitesimi. Dove la bellezza calma, il sublime disgrega, dis-turba, è, Kant pensa, però pre-adattabile al giudizio e così costituisce in se stesso un ob-getto della soddisfazione: ma il sublime è anche il contrario: sembra violare il giudizio, essere dis-adatto alla facoltà di presenza. Kant pensa il sublime quale violenza all'immaginazione.

Il piacere del sublime è un piacere negativo. È un piacere indiretto che non viene dal sublime stesso, ma dal sollievo che si sente quando si comprende che quel dis-turbo esterno non minaccia più il nostro equilibrio o ordine interno realmente; quando riconosciamo nel pericolo e nella paura, nel timore e nel terrore del tragico un senso alternativo, identificabile nella ragione o razionalità o kategorica ermeneutica indipendenti e quindi salvifiche da tutte le minacce mondane, da tutte le possibili tragedie, da tutte le angosce . Il sentimento della inadeguatezza per aggiungere ad un'idea che è una legge il confronto con l'impensabile nei richiami sublimi , inadeguatezza e coercizione per far si che ci si possa adeguare all'idea della legge morale: il sublime costringe l'esserci alla ricerca di un scopo alternativo da quello che è suscettibile di pericoli per la salvezza del mondo, vale a dire essere nell'etica. Il piacere che si prova dal riconoscimento della nostra sicurezza essenziale riguardo alla cosa minacciosa. Kant pensa il piacere del sublime come qualche genere della gioia, piacere che sorge dalla cessazione di un disagio , quale varietà o stato della gioia.

Kant analizza il sublime quasi fosse una utopia distopia: dobbiamo cercare una terra esterna per il bello di natura, ma la cerchiamo soltanto per il sublime e nell' atteggiamento di pensiero che presenta la sublimità nella rappresentazione di natura, la bellezza ci disvela gli spazi esterni, il sublime è un movimento, una isteresi eristika interna, un'esperienza estetica della vivenza, quale erlebniz sublime. Kant sussume il sublime alla bellezza, perché l'esperienza della bellezza è espansiva, di natura, il sublime si disvela quale cuspide nell' interno, un fenomeno inerentemente meno interessante: l'esperienza del sublime conduce internamente e seduce ad una particolare forma di riflessione, con la quale è connessa il più puro progetto filosofico di conoscenza di sé.

Per Kant né l'arte né la natura, nel positivo, senso intenzionale, sono sublimi, né generi di cose, da fiori a tramonti poemi a melodie, possano essere sentimento del sublime. Kant pensa il sublime d'importanza secondaria come un'esperienza estetica, per essere coniugato con la bellezza.

C'è comunque, una relazione tra la bellezza ed il sublime quel che Kant non pensa ma comunque disvela nella sua analisi dei due concetti estetici della sua fenomenologia. Se la descrizione di Kant della bellezza è, che è senza scopo, si può stabilire un collegamento interagente tra la bellezza ed il sublime. La caratteristica distinta della bellezza, per Kant è la qualità . Ma l'intenzionalità della bellezza è senza scopo. Se la qualità della bellezza è interiore, l'essenza della bellezza deve essere senza scopo. La bellezza divide, si dà differeziale dalla mondità e dalla mondanità, ma quello che distingue la bellezza è la sua qualità senza uno scopo, quello che conferisce alla bellezza la sua essenza, sebbene quella sia necessaria, è l'esserci , l'essere nel tempo, l'essere nel mondo ma come un gegestand senza uno scopo.

Se una cosa è senza un scopo realmente, poi è veramente indeterminata . Un oggetto della bellezza , avrà la qualità , ma la riflessione lo mostrerà per essere realmente senza telos, quale bellezza in negativo: piacevole e nel contempo dispiacevole: sublime-bellezza o bellezza-sublime, quasi ci fosse il chiasma plotiniano: dal sublime alla bellezza, è un confronto che la mente non può organizzare o contenere o avere senso . La mente, l' immaginazione estende, ma non può determinare i confini. La sua propria integrità è minacciata, si è minacciati, l'esserci è in pericolo, ma dove c'è il pericolo lì c'è la salvezza. Sarà un sentimento di chiusura, molto vero ma invisibile e pericoloso. Quando la mente funziona contro questo pericolo, indietreggia, quando la ragione è impegnata, il sentimento è sollievo, cessazione della minaccia. Il sentimento successivo è il sentimento della gioia. È l'esperienza del sublime nella bellezza:in grazia della bellezza senza e con il sublime. Essere entusiasmati dalla luce e dal colore, l'armonia e le proporzioni in un dipinto , sperimentare il suo ordine è una buona esperienza, l'erlebniz della bellezza-sublime plotiniana quale sublime dell'entousiasmo e della deliranza . Alcuni pittori e poeti, suscitano l'esperienza del sublime dal di fuori dell'esperienza della bellezza: si può sperimentare il sublime, specialmente nelle forme in natura, nella contemplanza di cascate potenti e pietre sporgenti o cuspidi elevate.

È quando l'esperienza estetica è un modello di riflessione che inizi con un senso di ordine e l'armonia, ma diviene qualche genere di ricerca per un contesto significativo di ordine e armonia che la contemplazione delle bellezza si dà, si getta verso un'esperienza del sublime. La ricerca svela una ricerca per sé, per il proprio luogo, per l'esserci. Quella diviene una ricerca filosofica o di ermeneutica fenomenologica nell'esperienza del sublime; soltanto dopo quella interpretanza che l'esperienza estetica si svela in filosofica. È una ermeneutica filosofica perché la fine è più semplicemente delizia, qualche cosa come la verità, la verità dell'esserci ed il mondo o la mondità o la Xhorà quale luogo topologico nell'universo: la bellezza-sublime seduce l'esserci, il dasein e conduce verso una ricerca infinita e abissale . Il confronto col sublime nella bellezza o nel chiasma della bellezza-sublime è dirompente, ma liberante. Quello che disgrega, decostruisce è il compiacimento delle disposizioni, ma ci libera, libera l'esserci verso una sensibilità nuova della vivenza, erlebniz della sublime-bellezza, eccelsa libertà quale entousiasmante nobiltà o alterezza: aspetti di paura e gioia, di disgregazione e liberazione , di terrore ed entusiasmo, di angoscia e delirio classiche del misticismo sacro e mitico che possano essere costituenti dell'analisi di Kant del bello ed il sublime e connessi con le nozioni di Aristotele di paura e compassione in tragedia, e della fine della tragedia come catarsi, quale unico telos della bellezza sublime: c'è solo una referenza passeggera alla catarsi Poetica di Aristotele? Appare in un passaggio sulla tragedia.

Una tragedia, è un'imitazione di un'azione che sia terribile ma anche, con una magnitudine, completa in se stessa; con accessori piacevoli, con incidenti che risvegliano la pietà e timore con cui portare a termine la catarsi di quelle emozioni: definizione della natura della tragedia di Aristotele che ha molti collegamenti con la bellezza filosofica, dall'analisi di Kant della purezza del sublime e della bellezza.

Aristotele specifica come il protagonista della tragedia né deve essere troppo buono né troppo cattivo, ma piuttosto risvegliare il meson la corretta mescolanza di paura e pietà: nello sperimentare una tragedia, si sente paura perché ci si vede nel luogo del protagonista, e si sente la pietà della sfortuna quale quella della persona o dell'eroe che soffre o soccombe; si vede qualche cosa di se stessi nel protagonista, è il medesimo nostro esserci. L'identificazione col protagonista è un meson di paura e pietà e dà luogo o eventua l'ab-scissa della katarsi. Aristotele non è chiaro, ma un'analisi del Kant-sublime può far luce sul fenomeno o sull'ermeneutica estetica.

Nell'analisi di Kant del sublime c'è una imitatio, sia pure più complessa, accade si dà il reflex il riflesso speculare e supersimmetrico del chiasma plotiniano della sublime-bellezza-sublime, quella è un rispecchiamento che dà luogo ad una transizione simile o ad una transcendenza: dalla pietà e timore o terrore o orrore o angoscia o paura o orrore per disvelarsi una libera e gioiosa deliranza estatika. Nella esperienza della bellezza-sublime, per Kant, il dinamico o la dynamis in natura è una proiezione del senso interno dell'esserci. La riflessione del pensiero prioritario o della purezza in relatività con la physis o natura fa sembrare bella e dà un senso o un telos alla natura: similmente, quando si incontra la natura insondabile o noumenica nel pensiero, la natura, come dynamis, che si vede e riflette in quel fenomeno nel contempo la si teme tanto da poetizzarla in matrigna o causa dell'infelicità esistenziale: lì ove c'è la bellezza c'è anche il pericolo per la salvezza della destinanza del dasein.

La natura che si incontra nel sublime è una natura diversa da quella che si incontra nella bellezza. È natura, non come le piccole cose circa le quali si è solleciti, è la natura verso cui lo scopo è imperativo ipotetico. L'identificazione con questa natura ci mette al confronto con l' inadeguatezza, per Kant, l'identificazione con la natura illimitata è causa di ansia estrema, l'angoscia, il timore e compassione e con-doglianza. Ma è intenzionale perché l'interagenza o il contrasto o l'isteresi ci costringe a cercare un senso diverso dal solito o insolita interpretanza dell'usuale proprio scopo semplicemente suscettibile e presente dall'immaginazione, quello che soggiorna alla giornata, in ricerca delle soddisfazioni quotidiane, le piccole cose circa le quali si è solleciti. La ragione identifica, un più grande evento al quale appartengono le nostre vite, la vivenza, l'erlebniz, il dasein, da allora quel pericolo molto verosimile da ultima inadeguatezza o insoddisfazione delle desideranze , non è più un pericolo grande di fronte all'eventuarsi della vivenza o dasein che, per Kant, è essere nell'etica. Quella realizzazione conduce ad una libertà autentica che si disveli nella katarsi, nell'essere abitati dall'entusiasmo divino o dalla transcendenza eccelsa aldilà dell'ansia con un senso conseguente di gioia e di autentica libertà......
___--- ___--- :YYY :--LL


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Re: sublime

Messaggiodi Guit'EmAll

Quindi Kant è sublime? :-OO


Guit'EmAll
 
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Re: sublime

Messaggiodi plethom

Guit'EmAll ha scritto:Quindi Kant è sublime? :-OO

___--- analitikamente.....ma musicalmente...la dissonanza...... FF::.. :DDD

Quale la fonte delle considerazioni sulla differenza fra bellezza e sublime? Una lunga linea, una vasta estensione, le radure vuote o l'Oceano, sono il sublime, una grande altezza, una roccia è ancora più sublime. La profondità risveglia un terrore; tutte le rocce sporgenti sul mare spaventano, la vastità è una delle fonti del sublime e comprende in sé lunghezza, altezza e profondità, Lange, Höhe, Tiefe. Fra le tre dimensioni è la lunghezza a suscitare il minore effetto, non genera la medesima impressione, Eindruck, di una torre, di una roccia o di una montagna alta . L'altezza appare meno grande della profondità, e si è commossi [gerührt] in misura maggiore se sprofondiamo lo sguardo in un abisso [Abgrund], che non se lo innalziamo verso un'altezza della medesima dimensione. Nell'alterità: dal grado estremo della grandezza a quello estremo della piccolezza: anche qui si scorge una fonte del sublime per l'impressione che essa suscita , impressione che non si distingue da quella della grandezza, poiché anch'essa genera stupore. I fenomeni sono diversi: il sublime, deve la sua origine ad un sentimento iniziale di dolore cui, subentra un sentimento di piacere. Quest'ultimo, meriterà la qualifica di piacere negativo e relativo, di piacere misto a terrore e sarà differente rispetto al piacere positivo donde trae origine la bellezza. Atra differenza: il sublime conduce le fibre del corpo ad uno stato di tensione, il bello induce in esse rilassamento. Dolore e tensione , piacere e rilassamento sono le vere e proprie fonti del sublime. La mente e il corpo sono così strettamente e intimamente connessi, che l'uno senza l'altro è incapace di provare dolore o piacere , simili a quelli di Epicuro: i movimenti, come il bello ed il sublime, sfociano in qualcosa di meccanico, attività che incrementa la tensione delle fibre connessa con ogni tipo di dolore sono causa del fenomeno del sublime, che presenta notevoli analogie con il dolore: determinata qualità all'origine del sublime quale piacere e dispiacere, Gefühl der Lust und Unlust, che presenta una complessità sfuggente completamente e che racchiude sotto di sé tre diverse specie: il piacere puramente animale e corporeo, il piacere più propriamente umano, ed infine il piacere di natura spirituale, geistige Lust. Kant differenza fra conoscenza simbolica e conoscenza intuitiva, che parrebbero sulle prime rientrare nell'orizzonte della tradizione leibniziana, e si occupa successivamente del problema: le semplici parole pare fossero in grado di suscitare sensazioni, utili per la comprensione della teoria del sublime.
Kant ha differenziato il sublime dalla bellezza nel senso molto interessante che effettua nelle prime parti della critica del giudizio, motivato sulle fortune della mente, il relativo interesse con tutta l' immaginazione. Kant pensa il sublime non inerente nella natura delle cose, ma quale fenomeno contenuto soltanto nella mente, essere fenomeno in mente, essere fenomeno della mente. Kant pensa che possa essere contenuto in nessuna forma, in quanto informale, senza la forma o con formalità infinita o indefinita, quindi senza ilemorfie: giacchè il sublime è a-ilemorfico apriory , immateriale e senza una ontologia formale, senza rappresentazione adatta possibile, ma sempre in attivo e denominato nella mente: è il tentativo di esprimere l'infinito senza trovare all'interno della gamma delle caratteristiche un' analitica, che per quella rappresentazione risulti adeguata. L'infinito è sublime perché è l'inizio dall'intero complesso della contrastanza per sè, come significato invisibile e reso interno, rimane impronunciabile ed eccessivo, sempre in eccedenza al di là del pensabile o immaginabile: espressione fenomenica della relativa infinità. Il significato vincente qui è quello della trascendenza della porezza estetica: la completezza è sempre in contrastanza, è sempre di fronte quale apparenza in sè, pensiero della purezza soltanto per il pensiero della purezza. Di conseguenza in quella dismisura il carattere realmente simbolico sparisce. Comunque nel sublime la relatività è fenomenologicamente relativa, per cui il rapporto positivo con il rapporto negativo si converte nell'apparenza e nel relativo sparire . Ciò modella le disposizioni fenomeniche dentro la mente, nell'immaginazione come fuori, di modo che l'interpretazione rivela nello stesso tempo la presenza: non possiamo mettere la mente e le relative idee in contrastanza. L'organizzazione e la forma di quel sublime possono essere così pensati anche dal doppio rapporto tra la sostanza suggerita come significante e il mondo apparente: sull'apparenza poichè la sostanza e la natura sono inaccessibili al pensiero giacchè in sè senza forma, senza ilemorfie, inerente della sostanza sublime, là è con tutta la relativa lucentezza, il suo splendore e luce in paragone alla natura della dea o della musa Kalypso.

È l'oggetto, l'immagine di esso, oppure sono le parole con le quali lo si esprime, senza riferimento all'immagine a produrre un sentimento? Anche le parole, pensa Kant, possono produrre sensazioni ed impressioni: la sensazione del terrore, senza che sia necessario che ad esse corrispondano immagini o idee precise. Quale spiegazione dare di questo fenomeno? Poiché è consuetudine utilizzare determinate parole quando ci si rappresenta oggetti terribili, queste parole suscitano terrore . Le parole che vengono associate ad oggetti terribili possono dunque suscitare il sentimento del terrore anche in assenza di quegli oggetti e senza rinviare ad idee o immagini. Quando si legge che Vulcano forgia la saetta di Giove mescolando fulmine, grandine e tuono e fitte tenebre, qui le semplici parole suscitano commozione. Vi avevano aggiunto tre raggi di grandine, tre di gravido nembo, tre di rutilo fuoco e tre di austro impetuoso. Ora mischiavano all'opera terribili folgori, fragore e paura, e ire con avide fiamme: quale la fonte contenente la descrizione sublime e mitologica dell'attività di Vulcano, che risale all'Eneide di Virgilio? Sublime causato dalle parole.In qual modo, la poesia e l'eloquenza suscitano le idee della bellezza e del sublime? Per comprendere quale sia l'origine della loro efficacia nel generare impressioni si consideri che le parole possono produrre nella mente dell'ascoltatore tre effetti: il suono, l'immagine della cosa rappresentata dal suono, il sentimento dell'animo originato o dal suono soltanto o dall'immagine soltanto oppure da suono ed immagine contemporaneamente. Vi sono però casi in cui le parole possono agire sulla mente unicamente grazie al loro suono, senza risvegliare alcuna immagine corrispondente: al di là degli oggetti naturali, e oltre agli oggetti della pittura e dell'architettura, anche agli oggetti dell'eloquenza e della poesia, ovvero alle parole, non possa essere disconosciuta la capacità di suscitare le idee della bellezza e del sublime e che, anzi, debba essere ascritta loro una particolare efficacia, superiore a quella della natura . L'effetto della poesia sull'animo è completamente indipendente dalla capacità di suscitare immagini; si fonda interamente sulle sole parole e sul loro suono. Non v'è forse in tutta l'Eneide un passo più grandioso e più elaborato della descrizione della caverna di Vulcano nell'Etna e delle opere che quivi vengono eseguite. Virgilio s'indugia in particolar modo sulla forgiatura del tuono, che egli descrive modellato dai martelli dei Ciclopi. Ma quali sono gli elementi di questa straordinaria composizione? Tres imbris torti radios, tres nubis aquosae/addiderant; rutili tres ignis et alitis austri;/fulgores nunc terrificos, sonitumque, metumque/miscebant operi/flammisque sequacibus iras: meravigliosamente sublime: poesia e retorica si fondano non sul principio dell'imitazione, che regola la pittura, ma sulla simpatia, e il loro compito consiste nel suscitare impressione ed effetto sulla mente del lettore e dell'ascoltatore, e non è certo quello di presentare una descrizione ed un'idea chiara delle cose di cui discorrono, perché le parole, nella loro autonomia, possono imporsi alla mente del lettore o dell'ascoltatore come sorgenti del sublime, proprio in quanto esse generano un sentimento di commozione in presenza di una poesia: il piacere per il sublime, per il quale è impossibile vi siano giudizi oggettivi, universali, validi per tutti: sublime in analogia con il terrore, nesso fra il sublime e la parola: la scoperta definitiva di principi a priori sia della bellezza sia del sublime. Ora il sublime non è più una semplice impressione soggettiva ma rivela piuttosto un fondamento a priori. Il giudizio sul sublime della natura, sia esso matematico o dinamico in base alla distinzione della Critica del Giudizio, si qualifica sempre come un giudizio la cui validità non si limita al singolo soggetto empirico in un determinato momento temporale ed in un determinato luogo, ma solleva piuttosto una universalità e necessità che lo colloca sullo stesso piano del sentimento della bellezza: una "deduzione", una fondazione a priori della validità del "Giudizio estetico" sul sublime della natura, il sublime viene presentato quale preparazione al sentimento etico, ed il complesso concetto trascendentale ed a priori della "finalità" viene usato per indicare il contenuto del giudizio sul sublime, un giudizio che risulta "comunicabile", e quindi di validità intersoggettiva: tutto ciò che è atto a suscitare le rappresentazioni, Vorstellungen, di dolore e pericolo, Gefahr, e tutto ciò che è in qualche modo spaventoso, o che presenta un'affinità con oggetti spaventosi o agisce sull'anima in modo analogo al terrore è fonte di sublime: il terrore, la paura non sono elementi del sublime. Il sublime, è correlato con un sentimento etico, sentimento che coincide con la possibilità di pensare un oggetto che supera per la sua grandezza qualsiasi misura sensibile. Il sentimento del sublime è etico e consiste nella possibilità di pensare un oggetto, gegenstand, che per grandezza supera qualsiasi misura sensibile: il sublime ha a che fare con la paura però l'origine è derivata da una dimensione etica. Come sentimento, il sublime scaturisce dalla scoperta di un abisso, abgrund, che si estenda oltre i confini dei sensi. Il sublime quale rappresentazione , destinazione o disposizione ad estendersi fino a superare ogni misura dei sensi. La paura, viene sospinta indietro e moderata dalla considerazione della propria sicurezza, e dell'impulso ad estendersi che è troppo grande per le capacità di comprensione: per il sublime, non si dispone di una denominazione atta a caratterizzarlo: indica una comparazione, che ci conduce ben al di là della misura abituale delle grandezze e l'immaginazione subisce alla vista di esso un'estensione tale che la misura abituale non è più sufficiente a comprendere l'oggetto, gegenstand: sublime è ciò la cui rappresentazione ci incute terrore e timore, altezze solitudini profonde, ed in esse il luogo di soggiorno terrificante e solitario degli anacoreti o degli eremiti, ed infine la notte è sublime, ma il giorno è bello, poiché ciò che suscita terrore, non sempre lo troviamo sublime, ed al contrario mostriamo avversione di fronte a ciò che ci riempie di timore, non sempre vi sia una coincidenza fra il terrore e il sorgere in noi dell'idea di sublime e testimonia, anzi, che spesso, nei confronti di ciò che suscita terrore, assumiamo un atteggiamento di ripulsa. Migliore sublime è ciò in cui l'immaginazione viene a tal punto estesa dall'oggetto, che la misura usuale non è più sufficiente a comprenderlo: alcune cose sublimi possano suscitare un sacro terrore, un mostruoso castello le cui rovine in parte crollate ci mostrano la triste antichità: moti dell'animo suscitato da tragedie, rappresentazioni poetiche ed oggetti naturali, giudizi estetici della riflessione: hanno per se stessi un principio a priori ed è possibile svolgere un tipo di analisi sublime nella liberazione di vasi sottili o grossi da ingorghi pericolosi e nel rilassamento delle fibre del corpo, il sentimento del sublime si fonda sulla tendenza alla propria conservazione e sul timore, su di un dolore, il quale, poiché non arriva allo sconcerto reale delle parti del corpo, produce dei movimenti, che, liberando i vasi sottili o grossi da ingorghi pericolosi e molesti, capaci di suscitare emozioni piacevoli, non un vero piacere, ma una specie di orrore piacevole, una certa calma mista allo spavento, l'allentamento e rilassamento delle fibre del corpo, e quindi, un intenerimento, una dissoluzione, un illanguidimento, un soggiacere, un morire, uno struggersi dal piacere : il sentimento della bellezza o del sublime può esser suscitato dall'immaginazione congiunta con l'intelletto, ma anche con quelli in cui la causa determinante è una sensazione. Ma se il piacere, per un oggetto, si fa dipendere del tutto dal fatto che questo diletta per via di attrattive od emozioni, non si può esigere da nessun altro il consenso nel giudizio estetico; perché allora ciascuno consulta a buon diritto il suo sentimento particolare, cessa anche interamente ogni disputa. L'universalità empirica e non necessaria del giudizio estetico cui conduce la definizione del sublime come attrattiva e commozione vengono, elevate a "precetto", in accordo con la metodologia empiristica che dall'osservazione di come si giudica di fatto ricava le norme su come si deve giudicare il sentimento immediato del ben-essere, cui sottoporremmo il piacere, o un dispiacere, senza alcun interesse, piacere disinteressato, contrapposizione fra attrattiva e bellezza, coincide con quel piacere che l'anima ricava dalla contemplazione della bellezza o desiderio o lussuria. Quest'ultimo mira costantemente al possesso della cosa che di per sé non è bella per l'anima, ma semplicemente le procura piacere per motivi del tutto diversi, a prescindere dall'attrattiva e dalla commozione nella spiegazione del piacere disinteressato: il sublime ci libera, attraverso il nesso con il sentimento etico del rispetto, dai moventi sensibili, e allontana , da ogni commistione con qualsivoglia interesse dei sensi: la distinzione fra "bellezza" e "attrattiva" fondande l'apriorità del sublime trascendentale: tutte le rappresentazioni, siano esse oggettivamente soltanto sensibili, o interamente intellettuali, possono essere soggettivamente congiunte col piacere e col dolore, il sublime ad una "tensione" delle fibre del corpo, può esser suscitato dall'immaginazione congiunta con l'intelletto, ma anche con quelli in cui la causa determinante è una sensazione. Se nel ricondurre il sublime al rilassamento ed alla tensione delle fibre del corpo e nel farli consistere in essi soltanto, quindi in sentimenti di natura sottesa è la tesi, che risale ad Epicuro, della corporeità . Così pure, come affermava Epicuro, il piacere e il dolore sono sempre corporei anche se provengano dall'immaginazione o perfino da rappresentazioni intellettuali: sull'esposizione dei giudizi estetici. Tra ciò che piace semplicemente nel giudizio, e ciò che diletta piace nella sensazione, vi è, spesso, una differenza essenziale. Il diletto pare che consista sempre in un sentimento dello svolgimento, e quindi anche del benessere corporeo, cioè della salute; sicché Epicuro, che considerava ogni diletto come, in fondo, una sensazione corporea, in ciò forse, non aveva torto, e s'ingannava soltanto quando poneva tra i diletti il piacere intellettuale e perfino il piacere pratico. Sicché, si può concedere ad Epicuro che ogni diletto, anche quando sia occasionato da concetti che suscitano idee estetiche, è una sensazione corporea; senza che perciò si faccia minimamente torto al sentimento spirituale della stima . Kant interpreta Epicuro : legge nel principio epicureo non tanto quello che il suo autore vi ha detto, quanto piuttosto quello che, a suo avviso, egli vi ha voluto dire. La novità della Critica del Giudizio, consiste nell'avere stabilito una connessione con il principio epicureo, secondo il quale piacere e dolore hanno una connotazione inevitabilmente corporea. Kant pensa la presenza di Epicuro nella riconduzione del piacere e del dolore al legame fra la mente ed il corpo. Epicuro ha ragione, ad asserire che il piacere, quale che ne sia l’origine, è sempre identico a se stesso, e che non è possibile stabilire una differenza qualitativa fra i diversi tipi di piacere.
Sublime, è ogni oggetto che suscita terrore, ma il sentimento del sublime non si possa risolvere nel terrore: intraprende il tentativo di separarli, all'interno della trattazione del sublime dinamico della natura. Della natura in quanto potenza. È vero che il giudizio che assegna alla natura il sublime dinamico è inscindibile dalla sua rappresentazione come potenza che causa timore; e non v'è dubbio che la nostra superiorità rispetto alla natura, come ostacolo che si oppone alla nostra sensibilità, può essere da noi sentita solo se presupponiamo la potenza e solo se l' inadeguatezza genera timore. Perché nel giudizio estetico, senza concetto, la superiorità sugli ostacoli non può essere giudicata se non dalla grandezza della resistenza. Ora quando sentiamo che il potere non sia adeguato, c'è timore, Furcht. Perciò la natura, non può essere una potenza, e quindi dinamicamente sublime, se non è considerata come oggetto di timore . L'identificazione del sublime con il timore deve essere però corretta ed integrata: è da porsi una limitazione. Non è, infatti, vera la reciproca: che, cioè, ogni oggetto che suscita timore debba esser trovato sublime nel giudizio estetico. Il suscitare timore non è una condizione sufficiente per il sublime e non ne determina le caratteristiche essenziali. Colui che teme non può giudicare del sublime della natura, come non può giudicare della bellezza chi è dominato dall'inclinazione e dall'appetito: fugge la vista dell'oggetto, che gli incute timore; ed è impossibile provare piacere in uno spavento, che sia seriamente sentito. Perciò quel piacere, che sentiamo ci opprime, è una gioia, Frohsein. Ma è una gioia per la libertà dopo un pericolo, accompagnata dal proposito di non esporvisi mai più; ben lungi dal cercare l'occasione di ripensare alla sensazione provata, non possiamo neppure ricordarla senza fastidio. L'unico tipo di piacere che può provare colui che viene sopraffatto dal timore consiste nella "gioia" o il piacere che scaturisce dalla libertà da un dispiacere: sublime in quanto potenza, il sublime dinamico, fenomeni naturali che risvegliano Dio in collera? In sublime: il sentimento di superiorità sugli effetti naturali, il sentimento del Dio. Il sentimento del sublime non rischia di diventare allora sentimento di superiorità nei confronti di Dio stesso? Con il sublime, che lo attribuisce alla potenza, pare contrastare il fatto che si sia soliti rappresentare Dio come in collera nelle tempeste, negli uragani, nei terremoti; ma nel tempo stesso come rivelante la sua sublimità, in modo tale che sarebbe stoltezza e follia l'immaginare una superiorità del nostro animo sugli effetti, e, a quanto pare, anche sui fini di una tale potenza: la divinità come oggetto sublime, perché si trova una sublimità di sentire conforme alla volontà divina, e si eleva al disopra della paura davanti a questi avvenimenti naturali: distinzione fra il timore ed il sublime si può giungere ad una corretta distinzione: il sublime, poiché è intimamente connesso con la paura e l'angoscia che sorgono di fronte all'onnipotenza divina, la paura e l'angoscia davanti all'essere infinito, alle altezze imprevedibili, l'oceano, grandi figure e il grande spirito della natura o grande genius nella creazione fisica così attraente per la sensibilità, il piacere si apre . Chi si illumina per la comprensione dissolvendo il disordine nell'armonia può soddisfarsi in un mondo. Desidera nel grande mondo essere questo caos: questa mancanza completa di scopo. La comprensione deve aderire a questa forma di collegamento, eccedente ed inutile, per il simbolo, o la purezza della libertà. Sotto quella idea della libertà, che dipende sui relativi propri mezzi, così in un'unità del pensiero, la comprensione collega, presenta il gioco infinito delle caratteristiche ed effettua così la relativa eccedenza di sè stessa: la comprensione quale possibile libertà. La libertà nobile gioco infinitamente più interessante, che la prosperità e l'ordine senza libertà. La libertà nel regno della libertà infinita continua, la libertà santa dello spirito in un'emozione sublime degli esseri di svelarsi in un'armonia: il gioco terribile meraviglioso del distruttivo e la fuga inesorabile della fortuna, sublime intorno al daemon della purezza coincidente con l'esistenza nel relativo sublime: il fascino intero di quel sublime di magnitudine nel matematico sublime, nel dinamicamente sublime come forza nell'esperienza sublime, quale propriamente è sublime e natura alternazione e alterità, rapida alterezza. Così, l'esperienza sublime è intenzionale quale libertà in trascendenza sublime:i sublimi possono essere anche amorfi, il sublime sembra essere-intenzionale, violenta le facoltà di senso e di estetica apprensione.
Kant divide il sublime nel 'matematico', grande magnitudine ed il 'dinamico' , magnitudine di forza in relazione alla volontà. Il matematico sublime è definito come qualche cosa di 'assolutamente grande' ovvero, 'grande oltre ogni paragone' . Di solito, applichiamo qualche genere di standard di paragone. L'assolutamente -------- :SSS


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Re: aiuto tesina maturità scientifica!!!

Messaggiodi rufus89

ho fatto l'orale..che declamazione! la mappa sulla muisica è pure piaciuta..se ne sono volute tenere tre copie! :-DD


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Re: aiuto tesina maturità scientifica!!!

Messaggiodi Mauro80

Grande Rufus! Bella storia! 8_)


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Re: aiuto tesina maturità scientifica!!!

Messaggiodi Guit'EmAll

Grandissimo Rufus! :-OO

Dai, che subito dopo avere finito l'Esame di Stato puoi DIVERTIRTI TUTTA L'ESTATE con il Teoritest!
:-) :-) :-)


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Re: aiuto tesina maturità scientifica!!!

Messaggiodi rufus89

Guit'EmAll ha scritto:Grandissimo Rufus! :-OO

Dai, che subito dopo avere finito l'Esame di Stato puoi DIVERTIRTI TUTTA L'ESTATE con il Teoritest!
:-) :-) :-)


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vabbè non sarà un peso eccessivo..in fondo ne va del mio futuro! speriamo di entrare ad odontoiatria..le possibilità sono abbastanza limitate ma cercherò di farcela! comunque si la settimana prossima vado a comprarmi il libro di preparazione ai test però sono indeciso su quale prendere..il teoritest dovrebbe essere buono ma pure l'editest mi sa che non scherza..boh


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Re: aiuto tesina maturità scientifica!!!

Messaggiodi Guit'EmAll

Buona fortuna Rufus, sia per l'esame di maturità che per quello di ammissione ad Odontoiatria, ti auguro sinceramente di farcela! ;)


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